sabato 28 dicembre 2013

Walden o vita nei boschi 2


Prima di passare al post di oggi, una precisazione.
Sento la necessità di spiegarvi perché io abbia deciso di pubblicare la serie di articoli sui sette vizi capitali o otto passioni maggiori. Intanto non si tratta di post che ho scritto di mio pugno ma, fatta eccezione per alcuni stralci tratti dal mio libro, di parti che ho ricopiato di sana pianta da altri testi.
Inizialmente sono partito dall’idea che effettivamente quello della filagurgia, la gola, sia uno dei problemi principali che ottunda le capacità psicofisiche del genere umano ed è per questo che ho pubblicato quel primo post; poi, pur essendo solo parzialmente d’accordo con i contenuti dei commenti agli altri vizi capitali, ho deciso di andare avanti. Credo che le resistenze che tali scritti possono incontrare da parte vostra, derivino soprattutto dal fatto che non riuscite a pensare a voi in termini di ghiottoni inveterati o lussuriosi; il sistema in cui viviamo considera tali cose del tutto normali, e quando una cosa la fanno tutti abbiamo un alibi fantastico a disposizione. I mass media spingono moltissimo al consumo alimentare per soddisfare i nostri desideri, e i nostri sensi sono continuamente solleticati da i vari yoghurt che ci invitano a fare l’amore con il sapore o gelati che, a mò di falli, donne procaci leccano con voluttà. Eppure credo che tutti noi abbiamo grande bisogno di riflettere su quanto idolatriamo noi stessi anziché rivolgere la nostra devozione al Padre. L’enorme profitto dell’industria alimentare derivante dalla vendita di prodotti voluttuari non indispensabili come merendine, gelati o altro e il profitto dell’industria del porno, della prostituzione o della droga, testimoniano quanto le persone siano dedite al soddisfacimento di passioni carnali e quanto essi soffrano a causa della perdita di relazione con Dio. Il mio intento è comunque quello di stimolarvi alla riflessione e all’osservazione non certo quello di giudicarvi o disprezzarvi: io stesso sono come voi e solo fino a poco tempo fa ero permanentemente alla ricerca di anestetici per non sentire la mia angoscia esistenziale.
Ma ecco l’articolo su Walden di Thoreau a seguito del precedente pubblicato il 5 setttembre.


L'eterna tesa ansietà di alcuni è quasi una forma di male incurabile, decisi a vivere senza fede, quando possiamo farlo; dopo essere stati sul chi vive per tutta la giornata, alla sera recitiamo svogliatamente le nostre orazioni e ci affidiamo all'incerto. Tanto completamente e sinceramente siamo costretti a vivere, rispettando la nostra vita e negando la possibilità di un mutamento. Diciamo che il nostro è l'unico modo di vita, ma ve ne sono tanti altri, tanti quanti i raggi che in un cerchio possono essere tracciati dal centro! Ogni mutamento è un miracolo da contemplare: e un miracolo che si avvera a ogni istante.

...Molti lussi e molte delle cosiddette comodità della vita sono non solo inutili ma addirittura effettivi intralci alla elevazione morale dell'uomo.
Intendo anche parlare a quelli che sono ricchi in apparenza ma in effetti sono invece i più poveri di tutti, in quanto hanno accumulato scorie di cui non sanno che uso fare o come liberarsi, e che così si sono costruiti con le loro stesse mani catene d'oro o d'argento.

Se dovessi tentare di spiegare come io abbia desiderato vivere in passato, la cosa probabilmente sorprenderebbe i miei lettori che in qualche maniera conoscono la storia effettiva della mia vita; e certamente stupirebbe quelli che non ne sanno nulla. Accennerò soltanto a qualcuna delle imprese che a quell'epoca più mi allettavano. In ogni stagione, e a qualunque ora del giorno e della notte, è sempre stata mia cura migliorare quanto più potessi l'attimo in cui mi trovavo a vivere, e fermarlo per vivere nel punto d'incontro di due eternità, il passato e il futuro, vale a dire nel presente, e attenermi fedelmente a esso.

Per quanto riguarda il vestiario noi siamo spinti a procurarcelo più spesso dall'amore della novità e dal rispetto per l'opinione altrui che da necessità effettiva. Ricordi, chi lavora, che lo scopo del vestiario è innanzitutto conservare il calore vitale e, secondariamente, date le condizioni della nostra civiltà, di coprire le nudità.....  
....Guardatevi dalle imprese che richiedono abiti nuovi, invece che nuovi "indossatori". Se non c'è l'uomo nuovo, come si potranno fare abiti che gli si adattino? Se dovete intraprendere qualcosa di nuovo, fatelo nei vostri abiti vecchi.

Tutti gli uomini hanno bisogno non di qualcosa con cui fare ma di qualcosa da fare, o piuttosto di qualcosa per essere. Forse non dovremmo mai procurarci un abito nuovo, per quanto stracciato e sporco sia quello vecchi, finché non ci siamo comportati in maniera tale da sentirci uomini nuovi nel vestito vecchio, cosicché conservarlo sarebbe come tener vino nuovo in bottiglie vecchie (Matteo 9:17). Il serpente smette la propria pelle e il bruco abbandona il suo abito di verme, per una proprietà interna di espansione; ché gli abiti sono soltanto la nostra cute esteriore e le nostre spoglie mortali. Altrimenti si scoprirà che navighiamo sotto falsa bandiera, e saremo allora inevitabilmente messi al bando dalla nostra stessa opinione, oltre che da quella degli altri.

Continua in "Walden o vita nei boschi 3"