sabato 28 dicembre 2013

Perché dovrei affliggermi ora? (4)


continua da "Perché dovrei affliggermi ora (3)"



' Questa è l'attitudine di colui che sa distinguere tra ciò che è accidentale e ciò che è essenziale. Ciò che è accidentale appartiene sempre al mondo del "può darsi", del "possibile", del "forse". Non puoi esserne certo, anzi, non devi avere alcuna certezza in merito: di fatto non ne puoi avere. 

Le persone che hanno certezze nel regno delle cose accidentali, prima o poi cadranno inevitabilmente nella frustrazione, perché quella sicurezza sarà fonte di innumerevoli delusioni.

Le loro certezze creeranno aspettative che non potranno mai essere soddisfatte, perché lo scopo dell'universo non è quello di soddisfare le nostre aspettative. L'universo ha il proprio destino da seguire. Esso scorre verso la propria meta, e non si cura dei nostri fini personali.

Tutti gli scopi individuali sono in contrasto con il fine dell'universo stesso, tutti gli scopi individuali sono contro il fine del Tutto. Tutti gli scopi individuali sono nevrotici. 
L'uomo essenziale giunge a capire, a sentire che egli non è separato dal Tutto e che non è affatto necessario cercare un destino privato, individuale.

Le cose accadono, il mondo si muove, la vita segue il suo corso, chiamalo pure Dio: tutto si svolge secondo un ordine intrinseco. Non è affatto necessario lottare per raggiungere una qualsiasi meta. La sola cosa che si deve fare è lasciarsi andare ed esistere semplicemente.

L'uomo accidentale è uno che fa e che disfa, l'uomo essenziale non fa nulla, non è attivo. Ovviamente l'uomo accidentale è sempre in ansia, è teso, stressato, vive nell'angoscia; vive come se fosse seduto su un vulcano che può eruttare a ogni istante, perché vive nel mondo dell'incerto, che spaccia per sicurezze. Questo è all'origine della tensione che esiste nel suo essere, perché, in fondo in fondo, nel suo animo egli sa che nulla è certo.

Un ricco possiede tutto ciò che si può avere, tuttavia in cuor suo sa che, in realtà, non ha nulla. E questo riduce un ricco a essere più povero perfino di chi è povero.

Un povero non è mai così povero, perché ha ancora speranze: un giorno o l'altro il destino finirà per occuparsi anche di lui; un giorno o l'altro riuscirà ad avere successo anche lui, ce la farà! Il povero può sperare.

L'uomo ricco è già arrivato: le sue speranze si sono realizzate e ora, all'improvviso, si rende conto di non sentirsi per nulla soddisfatto. Ogni speranza si è realizzata, eppure non ha realizzato nulla. E' un uomo arrivato, eppure non si sente affatto arrivato perché tutto il suo viaggio è stato un sogno; in realtà non si è mai mosso di un centimetro.

Chi ha successo nel mondo, avverte le pene del fallimento più di chiunque altro. Esiste un proverbio che dice: "Niente ha successo quanto il successo". Ma io vorrei dirvi che nulla fallisce quanto il successo. Ma non puoi saperlo finché non avrai successo. Quando tutte le ricchezze che avevi sognato, che avevi pianificato, per le quali ti sei battuto sono lì, a tua disposizione, ti troverai seduto in mezzo a loro come un mendicante:dentro sarai vuoto, completamente prosciugato. Dentro di te non ci sarà nulla, tutto è all'esterno. E, di fatto, tutto ciò che vedi all'esterno, per contrasto, metterà in maggior risalto il tuo vuoto, la tua povertà interiore. Metterà in evidenza la tua pochezza e la tua miseria interiori.

Il ricco conosce la povertà meglio di quanto possa conoscerla un povero. Un uomo di successo sa meglio di chiunque altro cosa sia il fallimento. Quando sei in cima al mondo, all'improvviso ti rendi conto di esserti comportato stupidamente. Forse non lo ammetterai mai, che senso avrebbe dirlo? Forse continuerai a fingere di essere felice: presidenti e primi ministri continuano a fingere di essere molto felici, appagati, soddisfatti, ma non lo sono, cercano solo di salvare la faccia. Cosa potrebbero dire, a quel punto? Non servirebbe. Ma quelle persone non sono oneste, sincere. Un tempo la gente era più sincera, più vera, più autentica.

Buddha era un principe, sarebbe diventato un imperatore, ma comprese che tutto ciò non aveva alcun valore. Avrebbe potuto fingere; Anche Mahavira era un principe, un giorno sarebbe stato re; tuttavia comprese che la cosa era assolutamente priva di valore. Essi dichiararono semplicemente al mondo ciò che avevano compreso. Dissero, molto semplicemente, che le ricchezze avevano rivelato il loro fallimento, che i regni non sono regni, e che se veramente cerchi il Regno, lo dovrai cercare altrove, in un'altra direzione. In questo mondo non c'è una via per raggiungerlo.

E' accaduto. Theodore Roosvelt, di ritorno dall'Africa, fu ricevuto con grandi festeggiamenti al porto di New York. Mentre la nave entrava in porto, le bande si misero a suonare, i soldati e i marinai lo salutarono, mentre uno stuolo di ragazze molto belle gli dava il benvenuto. Le navi ancorate alla fonda lanciarono getti d'acqua formando un arco festoso, mentre folle entusiaste lo acclamarono. Sulla stessa nave viaggiava anche un mistico, un vecchio molto saggio. Alcuni vecchi amici lo aspettavano in un angolo, cercando di farsi sentire in mezzo a quel tumulto. Uno di essi disse: "Ci dispiace di non poterti riservare le accoglienze che riceve Roosvelt!" E il mistico rispose, puntando il dito verso l'alto: "Va bene così, io non sono ancora arrivato a casa".

In questo mondo non c'è una casa, questo è il mondo dell'accidentale. Tutto è illusione: si tratta solo di increspature sulla superficie, di onde. E qualunque cosa tu faccia non è altro che un costruire case con le carte, o cercare di vendere barchette di carta: sono destinate a naufragare. Quando un uomo capisce questo, per la prima volta prende coscienza del proprio sonno, e a quel punto inizia a orientarsi sempre di più verso la consapevolezza. Solo quando il mondo degli oggetti non ha più importanza, la consapevolezza diventa importante. Quando le cose non hanno più significato, inizia una nuova ricerca, si chiude una nuova porta.
A quel punto, non ti tufferai più all'esterno, ma inizierai a scivolare nel mondo interiore. Il regno di Dio è dentro di te. Non appena smetti di identificarti con le cose, smetti anche di combattere, non c'è più ragione di farlo. Inizi a scorrere con il fiume dell'esistenza. Per arrivare a casa non è necessario uno sforzo da parte tua.

Bodhi mi ha mandato una storiella molto breve, ma molto bella, che anche Werner Erhard ama raccontare: c'era una volta, nel Canada del nord, un famoso stregone che si diceva avesse poteri enormi. Era sufficiente che sventolasse un drappo in direzione dell'aurora boreale, e questa cambiava colore, immediatamente!
Un giorno, egli smarrì il suo drappo, e l'aurora boreale cambiò colore ugualmente. Questo fatto gli rovinò completamente la reputazione di grande stregone.

Nella vita accade la stessa cosa: qualsiasi cosa tu faccia, la vita segue il suo corso. Lottare contro la vita non ha alcun senso, non serve a niente. Lottare significa semplicemente distruggere: non serve a niente. Non è necessario alcuno sforzo. Gli sforzi sono necessari solo nel mondo accidentale, e anche lì, alla fine sono destinati a fallire. Ti danno speranza, ma alla fine possono solo deluderti.

Nel mondo interiore non è necessario alcuno sforzo. Una volta che cominci a scivolare dentro di te, all'improvviso ti accorgi che tutto sta andando come dovrebbe. La vita è perfetta. Non c'è modo di migliorarla. Allora viene il momento di celebrare.

Quando senti che la vita è perfetta, quando all'improvviso vedi la straordinaria beatitudine e l'incredibile gloria che ti circondano; quando ad un tratto ti rendi conto di essere sempre stato a casa, e che non esiste alcun luogo in cui andare; quando senti improvvisamente nel più profondo del tuo essere che sei con Dio e che Dio è con te, che vivi immerso nel Tutto e che non hai un destino separato... allora ti rendi conto che il destino del Tutto è anche il tuo. Quindi, ovunque vada questa esistenza, vai anche tu. Non hai alcuna meta privata, non sei più un "idiota".

Il termine idiota è molto bello. Proviene dalla stessa radice di "idioma". Essa indica una persona che cerca di vivere un'esistenza privata, una persona che cerca di muoversi in contrasto col Tutto, una persona che ha il proprio idioma, questo è un idiota.
Il mondo intero si muove verso Sud, lui si muove verso Nord: questo è un idiota. '


Continua in "Perché dovrei affliggermi ora?" (5)

(Questa è una trascrizione di un discorso tenuto a Poona da Osho Rajneesh nel 1976)